Fausto Coppi  non è stato solo l’esempio di un grande ciclista, ma una vera e propria icona di un’intera generazione

Pochi atleti italiani sono riusciti ad eguagliare l’affetto e l’amore che il pubblico sportivo ha dimostrato nei confronti di Fausto Coppi, solo questo Può spiegare l’accorrere di una folla di 30 mila persone al suo funerale, pochi giorni dopo quello sventurato 2 gennaio del 1960, quando Fausto Coppi, a soli 40 anni, muore all’ospedale di Tortona; un lutto gravissimo e troppo duro da sopportare per lo sport italiano e per tutti coloro che avevano seguito le sue imprese, le sue eterne sfide con il rivale di sempre, Gino Bartali, le sue fughe in salita e le sue prestigiose vittorie.

Fausto Coppi è stato un atleta che per le vittorie ottenute e per l’eredità lasciata nella storia del ciclismo è entrato di diritto nella leggenda dello sport italiano.

Raccontava di lui il campione Fiorenzo Magni: “Una parola per Fausto Coppi era sacra, le amicizie erano sacre , solo chi ha corso con lui può giudicarlo. Io dico che ha fatto delle imprese che sono irripetibili, irripetibili perché Fausto Coppi aveva dentro di se la voglia di stare solo; forse si trovava bene da solo anche moralmente, tante volte gli dicevo: Ma Fausto tu scappi a 150 chilometri dall’arrivo? C’è una salita a 40 chilometri dall’arrivo , scappa li, vinci lo stesso!!… , lui mi diceva: ”si è vero ho fatto tanta fatica, però … che bello far tanti chilometri  da solo!!”.

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