In campionato il Napoli ha perso molti punti in casa: il terzo posto è sempre più un’utopia
E’ un momento difficile per il Napoli. Ed anche stimolante, visto che è ancora in corsa su tutti i fronti e potrebbe chiudere la stagione persino in modo trionfale se riuscisse a fare un tris di trofei (Coppa Italia ed Europa League, due imprese non impossibili, dopo il trionfo in Supercoppa a Doha) che porterebbe la bacheca azzurra ad arricchirsi come non mai e a riportare in Champions la squadra che mesi fa è stata eliminata ai preliminari con l’Athletic Bilbao. E nel quadro degli scontri diretti, a maggior ragione quelli dentro-fuori, Benitez non dovrebbe avere timori di sorta: la capacità dei suoi di massimizzare al massimo alcune pieghe della partita potrebbe risultare determinante, al pari dell’incidenza dei suoi campioni. Higuain su tutti, ma non solo.
Se andassero così le cose, alcune analisi oggi piuttosto severe non potrebbero che cambiare segno. Ma se un futuro importante si dovrà necessariamente costruire anche nelle corse a tappe, ovvero nella capacità di tenuta in campionato, dovrà essere proposta una riflessione sull’incapacità del Napoli di non scivolare davanti alle bucce di banane. Che in Serie A sono rappresentate dagli incontri casalinghi con le piccole, dove i partenopei hanno letteralmente buttato via molte occasioni e una quota punti che avrebbe determinato ben altra situazione.
Ripercorrere il cammino degli appuntamenti deludenti al San Paolo è altamente significativo e l’1-1 con l’Atalanta – al netto della discussione polemica sulle decisioni arbitrali – non è che l’ultimo e neanche il più grave degli errori commessi dalla squadra. Già all’esordio davanti al proprio pubblico, contro il Chievo alla seconda giornata, il Napoli è andato incontro a uno 0-1 reso ancor più beffardo dall’aver avuto la possibilità di sbloccare l’incontro dal dischetto, vanificata per di più dalla “garanzia” Higuain. In quella gara i padroni di casa furono capaci di produrre 33 conclusioni senza mai andare a bersaglio. Sotto questo profilo può considerarsi la madre di tutte le sconfitte insieme immeritate ma anche ingiustificabili.
L’appuntamento successivo non è molto diverso: trovarsi in vantaggio di due reti sul Palermo dopo appena 11 minuti e chiudere l’incontro col punteggio di 3-3 indica una tendenza all’autolesionismo sulla quale Benitez ha dovuto lavorare non poco. Un fenomeno ripropostosi nuovamente in un altro 3-3 con il Cagliari (l’errore di Koulibaly urla ancora vendetta), nel 2-2 con l’Empoli (partenopei sotto di due reti e costretti alla rimonta) e pure nel pareggio con l’Inter, specialmente in un primo tempo chiuso a reti bianche quando il vantaggio poteva persino essere corposo.
Fatti i conti, limitandosi agli appuntamenti casalinghi (dove evidentemente la gestione della pressione è tutt’altro che facile), mancano 13 punti che sono sembrati, a vario titolo, più che possibili. Pur sapendo che tutti perdono occasioni in qualche momento della stagione, per quanto si è visto il terzo posto sarebbe stato più che possibile. Non raggiungerlo non potrebbe che generare un enorme senso di colpa, un peso che potrebbe ipotecare anche la stagione futura, con tutte le scelte annesse da fare.