Roma-Udinese e le parole del Capitano

Poteva essere una gara dal copione semplice, con una Roma motivata dalla necessità di presentarsi al derby della prossima giornata con un punto di vantaggio sui cugini e un’Udinese che non ha molto più da chiedere, se non concludere il suo cammino a zig zag con una qualche forma di coerenza nei comportamenti. Ne è uscita fuori, invece, una gara che del classico finale di torneo ha avuto qualche sbandamento tattico, un po’ di allungamenti delle due squadre anzitempo e una correttezza di fondo pur nel quadro di un buon impegno agonistico. Per il resto, è stata contesa vera, appassionante, piena di occasioni e di momenti che avrebbero potuto far pendere la bilancia in diversi modi.

Il momento fatidico – e chissà se verrà ricordato vista la pregnanza del suo significato – è quando dopo il pareggio di Nainggolan si vede Totti parlare ai compagni. Il messaggio è chiaro: resettate in fretta questo primo tempo che ci vede chiudere sull’1-1 e in rimonta, c’è ancora tutto il tempo per farne 4. Modo colorito e tipico del capitano, per indicare le possibilità di una vittoria facile, come dovrebbe essere per l’appunto il copione di una sfida con posta in palio determinante per solo una contendente. Ma forse, oltre che sulla logica delle necessità, il numero 10 fa questa considerazione per altri due motivi.

Il primo è che avverte un’ansia nell’ambiente, sottolineata da qualche fischio ben udibile dopo la mezzora, sottolineature fastidiose ma ineludibili non appena c’è qualche errore per superficialità o per eccesso d’individualismo. E’ evidente che la sopportazione di Iturbe se non è ai minimi termini poco ci manca. Eppure, se un merito ha avuto la Roma è che ha saputo respirare senza assorbire i dubbi dell’ambiente. In altri termini, è riuscita a coniugare – soprattutto attraverso la spinta di De Rossi e Nainggolan – quel tanto di carica emotiva e insieme di padronanza del campo per recuperare risultato e fiducia nei propri mezzi. Ma è il secondo motivo che conta di più: la fattura del pareggio.

Una combinazione perfetta verrebbe da dire, stile vecchi tempi: un’incursione di Pjanic rifinita da un assist morbido di Totti che Nainggolan ha saputo finalizzare benissimo. Quella dimensione tecnica che la Roma ha e che troppo spesso si è andata a intorbidire negli imbarazzi personalistici o in qualche problematica tattica. L’idea di non possedere un centravanti o comunque un punto di riferimento in zona più avanzata a conti fatti ha condizionato la stagione. Se i giallorossi esprimono il calcio che hanno nelle loro potenzialità, la vittoria è sicura: questo è il messaggio del loro leader.

Ovviamente Totti non guarda agli imbarazzi nel reparto arretrato, puntualmente denunciati dalla costante e riuscita ricerca della profondità a lunga gittata da parte dell’Udinese. Gli interessa di più comunicare il concetto base: la Roma che nel primo tempo ha cercato come unica via strategica la destra, da lì è arrivata al gol una volta che ha eseguito come si deve quanto ha preparato. Il bello del calcio poi, è che nella ripresa il punto della vittoria di Torosidis venga determinato da un doppio infortunio clamoroso di Heurtaux (salto a vuoto) e Widmer (rinvio sbilenco su palla che gira). E che lo spartito migliore, invece, abbia portato a due pali, del solito Nainggolan e di Holebas.

I 3 punti fanno bene e anche la non banale produzione in zona gol. Ma vedere in troppe occasioni la linea di centrocampo infilzata dai filtranti degli avversari suona da campanello d’allarme: perché se Candreva o Felipe Anderson ricevono palla sulla corsa, con questi presupposti potrebbero essere dolori.

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