Fino ad un decennio fa il calcio italiano era considerato senza dubbio il più bello al mondo. Cos’è successo?
La grande qualità di campioni presenti nelle squadre e soprattutto il livello di difficoltà molto alto, facevano si che la Serie A fosse la miniera d’oro del calcio europeo e del calciomercato con le varie Milan, Inter, Juventus, Roma, Lazio e Fiorentina abili a conquistare vittorie prestigiose e trofei. La situazione da un po’ di anni a questa parte invece è cambiata, con i soldi freschi dei milionari russi ed arabi a rivoluzionare il panorama calcistico mondiale e con il calcio italiano rimasto ancorato a vecchi cavilli burocratici, soprattutto a livello gestionale e per quanto riguarda la costruzione degli stadi di proprietà, che ne hanno di fatto frenato la crescita. Negli ultimi anni così a farla da padrona sul fronte calciomercato ed in ambito europeo sono state formazioni quali Barcellona, Real Madrid, Chelsea, Manchester United, Manchester City, PSG, Bayern Monaco, ovvero tutte compagini con un fatturato di molto superiore a quello delle società italiane.
Unica eccezione la Juventus che, nonostante i cinque scudetti consecutivi ed un bilancio sempre più in crescita, è ancora alla ricerca della propria dimensione in una Champions League che manca ormai da 20 anni. La questione quindi è se il calcio italiano, nonostante abbia perso molto del suo fascino, sia ancora quello tatticamente più difficile o se invece il livello si sia notevolmente abbassato con una differenza ormai abissale ed incolmabile tra piccole e grandi. Ad oggi, alla luce anche delle ultime annate e di questo primo scorcio di stagione, la seconda ipotesi vince sulla prima visto che le cosiddette grandi, protagoniste in campionato, trovano puntualmente difficoltà in Europa. La Juventus, schiacciasassi in campionato, in Champions all’esordio casalingo contro il Siviglia ha trovato soltanto un pareggio tra l’altro ben poco spettacolare. L’inter, capace di rilanciarsi in campionato e di ambire al ruolo di antagonista dei bianconeri, in Europa League è stata battuta nettamente in casa dai semisconosciuti del Beer Sheva, con ripercussioni negative anche per quanto riguarda il ranking europeo.
Probabilmente una delle soluzioni sarebbe quella di riportare il campionato italiano a 18 oppure a 16 squadre aumentando nuovamente il valore delle formazioni meno blasonate che potrebbero dare del filo da torcere alle grandi, oltre ad aumentare l’interesse e il livello di preparazione in vista delle sfide europee. Insomma il tempo ci dirà se davvero il calcio italiano abbia voglia di cambiare oppure no, rimanendo avvinghiato ad idee troppo arcane per poter sperare in un ritorno ai fasti di un tempo.