2009-10: quando il Milan di Leonardo sconfisse la Lazio
Arrivare terzo sarebbe un capolavoro per Pippo Inzaghi ed è una posizione molto più raggiungibile in questo momento dalla Lazio di Stefano Pioli, ancor più se otterrà un risultato positivo nello scontro diretto di sabato sera. Eppure, non troppi anni fa, le posizioni erano capovolte e gli umori non potevano che risentirne, sebbene anche allora Inzaghi sedesse in panchina, ma da riserva che ammirava il gioco e la brillantezza dei suoi compagni. Guidati da Leonardo, dal suo calcio modulo+fantasia, dalla sua eleganza mista a senso di sicurezza (nessuno più di lui merita l’appellativo di uomo di mondo), da un calcio che venne perfino definito “osé” per l’audacia con la quale si presentava. E che il terzo posto in classifica lo occupava in virtù di quella continuità finora mai raggiunta dal Milan attuale e che lo portò all’Olimpico forte di 7 risultati utili consecutivi. I biancocelesti, al contrario, attraversavano una di quelle fasi tutt’altro che felici, tale addirittura da portare il patron Claudio Lotito a un silenzio colmo di risentimento più che frutto di strategia comunicativa.
Il segreto del Milan è sorprendere gli avversari. Lo scrisse Mario Sconcerti sul Corriere della Sera e lo andò a sostenere in televisione, colpito anche lui dalla capacità rossonera di trovare il modo nel primo tempo di siglare un uno-due decisivo. Merito di Thiago Silva, che va ad anticipare tutta la retroguardia di casa su una punizione laterale di Andrea Pirlo, tagliata il giusto per impensierire Muslera che invece di andare ad aggredire la palla resta ancorato sulla linea di porta, permettendo al centrale brasiliano (oggi parigino) di colpire agevolmente in area piccola. Ed è ancora sul fronte aereo che la Lazio denuncia scompensi enormi, lasciando ad Alexandre Pato la possibilità di deviare all’angolino un suggerimento di Ronaldinho. La rete della bandiera, festeggiata polemicamente da Zarate che invita la curva a stare zitta, evidentemente esasperato da mugugni non particolarmente teneri nei suoi confronti, è un capolavoro che sarebbe entrato di diritto tra le pagine più gloriose di Mai Dire Gol: la deviazione di Thiago Silva che inchioda Dida, su palla toccata precedentemente da un compagno, è uno di quegli episodi sfortunati che rischiano di essere così eclatanti da farti sentire colpevole. A maggior ragione se non costano caro: tutto sommato, Thiago Silva può anche sorriderne a fine gara.
Non basta alla Lazio tirare ben 25 volte in porta, con Zarate protagonista di ben 10 conclusioni. La sconfitta lascia la squadra nella zona pericolo e serve a poco consolarsi con la buona prestazione di Dida, che non ha passato un pomeriggio d’inattività ma ha dovuto dire la sua per permettere al Milan di raggiungere la vittoria.
Pirlo, Nesta, Ronaldinho, Pato, Thiago Silva. La nostalgia dei tifosi rossoneri per questi bei nomi è non solo legittima, è perfino doverosa visto quante vittorie sono collegate al loro ricordo. L’importante è che alla fine della lettura di questo articolo non si finisca per rimpiangere anche Leonardo perché allora per Inzaghi non sarebbe un bel segnale.