Quando i club facevano autocritica

Nell’infinito romanzo che ha come vicenda la rivalità tra Juventus e Roma, ognuno può infilare l’episodio più rilevante, tanto dal punto di vista tecnico (ci sono state partite bellissime, che hanno fatto realmente epoca) che sotto il profilo polemico (e non è neanche detto che tutto debba partire dal famoso gol annullato a Turone, sebbene quello è il primo vero scontro scudetto tra le due squadre).

Ma se si volesse scegliere un momento minore, capace però di assurgere a simbolo dell’irriducibilità del confronto, probabilmente quello interno allo Juve-Roma del 1990-91 meriterebbe di essere proposto. Perché nel riuscire a trasformare un verdetto scontato – 5-0, con tripletta di uno Schillaci in edizione pomeriggio magico dopo le notti di Italia ’90 – in un’accensione incredibile che porta a tre espulsi: Di Canio (che si comporta da ultrà laziale con un’entrata killer che forse neanche i più oltranzisti biancocelesti accetterebbero), Julio Cesar (non uno cattivo) e Nela. In più, Piacentini a fine gara avverte Di Canio che esiste una gara di ritorno e anche il Principe Giannini si abbandona a una crisi di nervi per la quale non basta il repentino pentimento.

Ebbene, la vera notizia, anche con il senno di poi di tanti e tanti anni, è che le due società fanno autocritica e se la prendono con i propri giocatori. A parole, come fa Luca di Montezemolo (“Non diciamo sciocchezze”), non accettando le parziali giustificazioni dell’allenatore Maifredi, tendente a ricollegare i comportamenti del per nulla pentito Di Canio nell’ambito della legittimità (“Di una cosa sono sicuro: che Paolo non è entrato per far male, non ne sarebbe capace”). E con le multe: con l’annuncio della Juventus tramite ufficiale comunicato stampa che punirà severamente i colpevoli e con il medesimo intento da parte del direttore generale della Roma Emiliano Mascetti. Altri tempi, eh?

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