I giallorossi espugnano Rotterdam e superano il Feyenoord 1-2: Gervinho firma la qualificazione. La Roma è favorita per l’Europa League
Le verità delle curve, talvolta, sono inequivocabili. Nel senso che nei cori o negli striscioni ci sono messaggi che erroneamente osserviamo con distacco e che invece costituiscono esattamente il termometro emotivo del momento. Non sarà stato scritto per l’occasione, ma quel “Dai, cazzo” mostrato dal settore dei tifosi giallorossi in una Rotterdam bagnata e ben poco sportiva la diceva lunga su cosa ci volesse per superare il turno di Europa League: uno scatto d’orgoglio, nervi saldi più che lucidità, disponibilità alla lotta invece che ricerca della bella manovra. Perché che il valore della Roma sia superiore a quello del Feyenoord non era in discussione, nonostante il pareggio dell’andata. Quel che andava dimostrato era l’attitudine a combattere in una gara a eliminazione diretta, male italico degli ultimi anni, forse in via di guarigione. Ma aspettiamo ancora un turno tra Champions ed Europa League prima di ritenerci definitivamente fuori pericolo.
Talvolta il pronti e via, i primi sussulti dopo la palla al centro, sono indicativi della partita che sarà. O ci si connette immediatamente, oppure si rischia di non essere all’altezza e pagare dei prezzi. Feyenoord-Roma ne è stato un esempio didascalico. Al ventesimo secondo Yanga-Mbiwa è apparso preoccupato dell’ardore olandese e del campo pesante, mettendo la palla in out. Rimessa laterale e padrini di casa veloci ad entrare in area con una deviazione di Kasim Richards bloccata da Skorupski. Ribaltamento di fronte e Gervinho bloccato duramente al limite mentre stava calciando. Era esattamente di questo giocare a viso aperto, di una tale accettazione della sfida senza troppi calcoli e con grande coraggio ciò di cui la Roma aveva bisogno.
Accettando ritmi alti, è vero che i giallorossi hanno denunciato squilibri preoccupanti, come certificano il gol preso in superiorità numerica e finanche l’eccessiva sofferenza a giochi praticamente risolti, sull’1-2. In non poche verticalizzazioni rapide dei biancorossi si sono visti spazi troppo ampi e qualcuno potrebbe anche pensare che sono esattamente queste le cose da evitare lunedì sera in campionato per non mettere in condizione Morata di sfruttare la sua ottima capacità di andare via palla al piede. Ma la reattività della Roma è stata comunque tale da permetterle di vincere sul piano della qualità. E piuttosto che sull’elaborazione iniziale della manovra, che ha ancora qualche imbarazzo e un Pjanic non continuo, conviene alzare il baricentro, dare sostanza all’aggressività e sfruttare il genio creativo di Totti, assolutamente inesauribile. I due gol sono nati da assist di Torosidis ed altri potevano essere realizzati perché dopo tanto tempo si è visto come le individualità della Roma abbiano prodotto idee sulla trequarti, invece di dribbling perduti nel nulla.
Recupero palla alto e immediata messa in azione dei suoi talenti. Magari è tardi per riaprire il discorso scudetto, per quanto un eventuale -6 sarebbe un divario ampio ma non incolmabile (almeno per tentarci). Se Garcia riuscirà a proseguire questa via, diventa difficile non considerare la Roma una delle favorite d’obbligo dell’Europa League.