Simbolo del calcio tedesco negli anni 80, Rummenigge vinse due Palloni d’Oro ma perse due finali Mondiali
10 anni con la maglia del Bayern hanno fatto di Karl Heinz Rummenigge il simbolo del club di Monaco. A cavallo tra gli anni 70 e gli anni 80 non poteva che andare così del resto, poiché le qualità del giocatore sono fuori discussione: Rummenigge rientra nella ristretta schiera degli attaccanti completi capaci di fare tutto dotati della personalità del leader. Il suo fisico è notevole: è alto 1 m e 82 cm e pesa 79 chili, il tocco di palla è raffinato, abile nel gioco acrobatico, riesce a coniugare come nessun altro potenza e precisione. Rummenigge fa il suo esordio non ancora ventenne in una squadra che conquista in serie titoli nazionali e Coppe dei campioni subentrando all’egemonia continentale dell’Ajax. In un complesso fortissimo, Rummenigge vi aggiunge il suo contributo di goal e di carattere.
I suoi anni migliori sono il 1980 e il 1981 stagioni nel corso delle quali France Football lo premia come miglior giocatore europeo. Il biondo ben presto capitano anche della nazionale, diventa il simbolo del calcio tedesco, una sorta di Gerd Müller per capacità sotto porta e di Franz Beckenbauer per autorevolezza nel comando. Sono tre i campionati mondiali che vedono la stella Rummenigge brillare. Il debutto nel 1978 ma la Germania non fa molta strada. Diversa la sorte nel 1982 quando Rummenigge è costretto a convivere con una condizione fisica precaria che non gli impedisce di trovare spesso e volentieri la via della rete, per un bottino complessivo di quattro realizzazioni nelle prime due gare. Nella semifinale contro la Francia, Rummenigge fa il suo ingresso in campo solamente nei tempi supplementari e segna il gol che avvia la rimonta dei tedeschi in svantaggio di due lunghezze. il miracolo del sorpasso riesce ai calci di rigore, e così è la Germania a guadagnarsi il diritto di giocare l’ultimo atto del mondiale. In finale Rummenigge scende in campo dal primo minuto: è lui il capitano e l’importanza della posta in palio non ammette diserzioni. Rummenigge si trova addosso il ferreo controllo di Beppe Bergomi futuro compagno all’Inter. La sua partita finirà quando ormai il risultato è già compromesso sul due a zero per l’Italia.
Quattro anni dopo il Mondiale messicano offre una serie di coincidenze con l’edizione precedente. La più suggestiva è una rivincita con la Francia di Platini ancora una volta in semifinale. Stavolta Rummenigge non segna, anzi dopo neanche un’ora di gioco deve lasciare il posto a Voeller, l’autore del 2-0 che chiude definitivamente la contesa. Dopo l’amarezza spagnola, anche nel 1986 la Germania può giocarsi negli ultimi 90 minuti del torneo la possibilità di entrare nella storia. Stavolta è l’Argentina di Maradona a stroncare le speranze tedesche. Benché i teutonici offrano una dimostrazione di grande carattere, come tradizione per una nazionale abituata a non arrendersi mai, la Germania infatti riesce a raddrizzare l’incontro in soli otto minuti, quando ormai la vittoria dei sudamericani sembra certa. Il passaggio da 2-0 a 2-2 è innescato proprio da Rummenigge, bravo a sfruttare con rapidità un corner calciato da Briegel. Verrà poi il pareggio di Voeller ma un contropiede di Burruciaga renderà inutile lo sforzo di Rummenigge e compagni, ai quali rimarrà soltanto la soddisfazione di non aver lasciato nulla di intentato per portare la coppa a casa.
Nella carriera di Rummenigge c’è anche lo spazio per una parentesi all’estero: è l’Inter ad aggiudicarsi le sue prestazioni nel 1984 scatenando l’entusiasmo del pubblico di Milano, che riconosce in lui uno dei pochi giocatori europei in grado di reggere la concorrenza con i vari Platini, Maradona e Falcao, campioni che affollano il campionato italiano. All’Inter non mancano i problemi. Kalle, così viene chiamato il bomber tedesco, si infortuna con preoccupante frequenza. La sua muscolatura è potente ma l’usura data dagli anni e dalle rudi attenzioni dei difensori avversari indeboliscono il fisico. Per un giocatore come lui che ha nella forza un elemento ineludibile del suo bagaglio di campione è una limitazione pesante. Su tre stagioni vissute in Italia solo quella di mezzo mette in mostra il Rummenigge vero, l’attaccante che sa essere decisivo in molti frangenti con l’Inter. Rummenigge non ottiene però i successi sperati, eccetto una vittoria in Coppa Italia il che aggiunto alle due finali dei Mondiali perdute rende la carriera di Kalle esemplari ma con qualche macchia che impedisce di considerarla perfetta.
Il Palmares di Rummenigge vede i seguenti trofei: un campionato europeo con la Germania nel 1980, una Coppa dei campioni e una Coppa Intercontinentale nel 1976, due titoli nazionali con il Bayern Monaco, due coppe nazionali, una Germania e una in Italia.