Sette finali di Champions League della Juventus disputate e cinque perse. Ma una regola forse c’è ed è di buon auspicio per la gara di Berlino: i bianconeri da favoriti sono più inclini alla sconfitta
Il rapporto tra la Vecchia Signora e la coppa dalle grandi orecchie non è certo dei più idilliaci. Snoccioliamo subito i numeri: la Juventus ha disputato sette finali di Coppa Campioni/Champions League vincendone soltanto due. Un neo nella gloriosa storia e nel ricco palmares dei bianconeri che ha portato addirittura i suoi tifosi a considerare stregata e maledetta, non solo per le sconfitte, questa Coppa e in generale le prestazioni europee. Non vi è gara internazionale in cui un errore in attacco, una distrazione in difesa, un palo colpito, un gol rocambolesco subìto, non facciano balzare in mente ai tanti sostenitori bianconeri quel senso quasi di fatalismo, di déjà vu e di destino ineluttabile e capriccioso che impedisce alla propria squadra così vincente in patria di avere quella vocazione internazionale che invece il Milan, per rimanere in Italia, sembra sposare alla perfezione.
BELGRADO 1973 – Il 30 maggio del 1973 si consuma la prima debacle, a Belgrado, contro l’Ajax di Cruijff e Rep. È un Ajax fortissimo quello che la Juventus di Vicpálek deve affrontare. Non solo l’Ajax più forte della sua storia, ma una delle squadre più vincenti e imbattibili della storia del calcio. Reduci da due successi consecutivi, nel 1971 contro il Panathinaikos e nel 1972 contro l’Inter, gli olandesi sono nettamente favoriti. La partita si sblocca al quarto minuto con un colpo di testa di Rep. I bianconeri non riescono ad entrare mai nel match: il gioco moderno dell’Ajax (all’epoca loro parlavano già di tattica del furigioco e di pressing) è troppo superiore a quello degli avversari. La sconfitta seppur di misura è netta.
ATENE 1983 – Passano esattamente dieci anni e la Juventus si trova a rigiocare una finale. Questa volta ad affrontarla c’è l’Amburgo di Kaltz, Hrubesch e Magath. Una squadra che forse è stata sottovalutata, non solo dai bianconeri ma anche dai giornali dell’epoca. Decisamente più forte di quanto ci si aspettasse, anche se certamente non all’altezza di quella Juventus. Sei campioni del mondo, che proprio contro alcuni giocatori dell’Amburgo un anno prima avevano alzato la Coppa a Madrid, Bettega (che al mondiale spagnolo non aveva preso parte per un infortunio), Michel Platini e Zibì Boniek. Una squadra stratosferica, che aveva raggiunto la finale sbarazzandosi con una certa facilità di tutti gli avversari. Insomma sembrava tutto dalla parte dei bianconeri favoriti alla vigilia. Ma una serata storta di Platini e compagni, un errore arbitrale per un fallo da rigore sul francese nel secondo tempo e soprattutto, il gol di Magath con un tiro da fuori area all’ottavo del primo tempo, decretano la seconda sconfitta in finale per i bianconeri. Forse una delle più brucianti.
BRUXELLES 1985 – La Juventus si riprende e dopo avere vinto una Coppa delle Coppe nel 1984, si ripresenta in finale a Bruxelles contro il Liverpool. I bianconeri vincono per 1 a 0 con un rigore trasformato da Michel Platini, ma quella serata verrà ricordata per sempre per la morte di 39 sostenitori bianconeri aggrediti dalla furia selvaggia degli hooligans inglesi nel fatiscente impianto dell’Heysel. Altro da aggiungere di carattere sportivo su questa partita non c’è.
ROMA 1996 – Arriviamo così agli anni novanta, la Coppa dei Campioni ha cambiato nome diventando Champions League. Fasi a gironi, più squadre, insomma più difficile e più mediatica di prima. Nel 1996, trascinata da Marcello Lippi che aveva vinto lo scudetto nella stagione precedente e da Gianluca Vialli, che ha anch’egli un conto aperto con la Coppa avendola persa quattro anni prima con la sua Sampdoria a Wembley contro il Barcellona, la Juventus ai calci di rigore riesce ad avere la meglio sull’Ajax di Van Gaal. Ravanelli e Litmanen firmano l’1 a 1 con cui si concludono i 120 minuti. Peruzzi dal dischetto para due conclusioni. Ferrara, Pessotto, Padovano e Jugovic non falliscono dal dischetto. Roma, teatro della finale, si tinge di bianconero.
MONACO 1997 – La Juventus con qualche nuovo innesto ma sempre guidata da Marcello Lippi domina in Europa per tre anni, raggiungendo altre due finali. La prima persa contro il Borussia Dortmund nel 1997: una sconfitta per 3 a 1 che brucia quanto quella contro l’Amburgo tanto era superiore la squadra italiana rispetto a quella tedesca.
AMSTERDAM 1998 – La seconda finale dopo quella di Monaco è nel 1998 contro il Real Madrid con un gol di Mijatovic in evidente fuorigioco.
MANCHESTER 2003 – Fra sconfitte e tragedie la Champions assume sempre più i contorni di una maledizione. Non fa eccezione la finale del 2003: un derby italiano contro il Milan. I rossoneri in campionato sono stati nettamente battuti dalla Juventus che si laurea campione d’Italia ed è pronta a coronare, ancora una volta partendo da favorita, una splendida stagione con la vittoria della Coppa. Altra serata storta. Bianconeri stanchi e con problemi di formazione si arrendono ai rigori contro il Milan allenato da Carlo Ancelotti.
A volere trovare una regola in questa storia possiamo dire che a parte la prima del 1973 contro l’Ajax in tutte le altre occasioni in cui la Juventus ha raggiunto la finale ha vinto quelle in cui partiva sfavorita.