2010, quarti di finale: la dura lezione tedesca a Maradona…
L’incubo – certificato anche dalle quote dei bookmakers nettamente favorevoli ad tedeschi o dalle parole di Robben che vede una finale assolutamente scontata – è di fare la fine dei brasiliani. Che per l’Argentina rappresenterebbe uno smacco insopportabile, ma che in fondo non sarebbe altro che la conferma di ciò che è successo in Sudafrica, nei quarti di finale. Invece di risalire ai tempi di Brehme e di sfide epiche, è meglio stare più vicini, a 4 anni fa. Quando la Germania ha passeggiato su Maradona ct (non proprio il meglio della sua carriera) in maniera che definiremmo irrisoria se appunto non ci fosse stato il 7-1 di martedì sera che ha ricalibrato le proporzioni delle umiliazioni.
Il problema, non facilmente aggirabile, è che di quel 4-0 ci sono un bel po’ di protagonisti. Romero, in primis, all’epoca con codino alla Fiorello era karaoke, innocente su 3 reti ma profondamente colpevole sul primo, quando sul colpo di testa di Klose si fa cogliere impreparato, in una postura che più goffa non si può. E poi Demichelis, Maxi Rodruguez, Mascherano, Di Maria, Aguero, Messi e Higuain. Difficile pensare che possano dormire sereni avendo visto dal vivo la tempesta teutonica. Che è sempre imperniata sul blocco Bayern, oggi come allora. Con un Neuer che non prese gol, anche perché non impegnato seriamente (quello di oggi appare molto più completo). Con un Lahm che travolse Di Maria, non proprio uno scherzo. Con un Boateng che non si fece minimamente spaventare dalla potenza di fuoco albiceleste, che vantava in attacco anche Carlitos Tevez. Con uno Schweinsteiger che confezionò l’assist del primo e del terzo gol saltando tutti come birilli, meritandosi il titolo di man of the match della Fifa. Con un Khedira efficace e tranquillo nella gestione dei tempi. Con un Muller devastante, con il solo torto di non poco conto di prendersi un giallo che gli costa la semifinale (un caso che a quel punto la Germania l’abbia persa?). Con un Ozil leggero come oggi, a cercare il bello stile. E, infine, con un Klose che nel giorno delle 100 presenze in nazionale firma una doppietta e ha pure il rimpianto di qualche opportunità fallita, che l’avrebbe portato 4 anni in anticipo a diventare il goleador record della storia del Mondiale.
Con questi qui si possono coltivare speranze o il tempo si è fermato?